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In cella con 15 persone

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“Valentina sta bene, ha una grande forza morale e psichica, sta resistendo alla grande in cella, le vengono passati alimenti, ma non le è possibile accedere al telefono. Si trova quindi isolata insieme ad altre quindici persone”. A parlare all’Adnkronos è Alessandra Manzini, ricercatrice e conoscente di Valentina Cirelli, l’italiana originaria di Lerici, in provincia di La Spezia, arrestata a Varela, località della Guinea Bissau. Manzini è riuscita ad ascoltare la voce di Cirelli, registrata da una persona che le ha fatto visita in cella nei giorni scorsi.

“Sono una ricercatrice in Guinea Bissau per lavoro – racconta -, con Valentina abbiamo guardato tutte le valutazioni di impatto ambientale e tecniche rilasciate dall’azienda che mancavano di consistenza e non rispettavano le tempistiche procedurali, lei si sentiva minacciata e perseguitata sia dalla compagnia che sta portando avanti un’operazione di sfruttamento del giacimento di sabbia pesante, che dal governo il tutto per essere considerata una leader nella comunità e contraria al progetto. Valentina è una pacifista, contraria a ogni forma di violenza. Personalmente ho intervistato numerose persone e tutte si sono dette contrarie al progetto che viene portato avanti senza il consenso informato della popolazione”.

All’origine dell’arresto un incendio ai macchinari dell’azienda: “Numerose persone hanno manifestato in maniera pacifica il proprio disappunto, non sappiamo chi sia stato a dare fuoco alle attrezzature, ma prendere persone a caso solo perché ritenute capi di comunità è ingiusto e lesivo dei diritti umani”. Manzini conferma che al momento a Valentina Cirelli non è consentito di contattare il proprio avvocato che ha potuto vedere solo per dieci minuti. Cirelli ha incontrato anche il Console italiano. “Non sono stati rispettati i basilari diritti umani”, spiega la ricercatrice.

Nel frattempo è stata lanciata una campagna di crowdfunding con lo scopo di trovare i fondi per permettere a Valentina Cirelli di fare fronte alle spese legali per il suo arresto e per quello degli altri detenuti: “Ci sono molte persone, tra cui avvocati internazionali che si sono presi in carico la sua causa”, spiega Manzini. Sono numerosi gli appelli per la sua liberazione e di quella degli altri quindici detenuti, tutte persone del posto “arrestate senza prove che siano responsabile del danneggiamento ai macchinari. Valentina lavorava nel suo ecovillaggio in quei giorni di Pasqua e aveva molto lavoro”.

Le ultime notizie sulla sua detenzione risalgono a martedì 22 aprile, quando gli avvocati hanno appreso che non è possibile contattarla per “ordine superiore”. Gli avvocati hanno presentato richiesta di ‘Habeas Corpus’, cioè di rilascio immediato in mancanza di accuse formali, ma è stata respinta. Gli avvocati hanno presentato l’istanza presso il giudice istruttore penale affinché venga riesaminata. Nel frattempo un’ampia comunità si è mobilitata a suo sostegno, chi sul posto portando cibo chi dall’estero per crowdfunding e comunicazione con le istituzioni.

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