Il Perù piange il Papa. Il card. Carlos Castillo, arcivescovo di Lima, già nel giorno della morte di Bergoglio ha chiesto a tutti i fedeli di “pregare per Francesco affinché, dal Regno di Dio, continui a darci la forza e lo spirito per testimoniarlo in modo vivo, soprattutto in mezzo alle necessità dei più deboli e dei più poveri, degli emarginati e degli ultimi della società in tutto il mondo”, mentre la Conferenza episcopale peruviana ha voluto ricordare “con affetto, fedeltà e gratitudine la sua visita del 2018, che ha toccato Puerto Maldonado, Trujillo e Lima”: “La sua presenza, accolta da una moltitudine di fedeli, ha confermato la nostra fede, riaffermato la nostra preoccupazione per i più umili, innocenti e vulnerabili, e riacceso il fuoco della nostra speranza”, hanno scritto in un messaggio i vescovi del paese tra i più ferventemente cattolici dell’America latina.
A mostrare la partecipazione corale al calvario di Bergoglio, anche le tante gigantografie del Papa esposte nelle chiese peruviane già durante la settimana santa che si è poi conclusa con la morte di Francesco il lunedì dell’Angelo: da Lima ad Arechipa, Puno e Cuzco, in basiliche e chiese in vista della Pasqua si è pregato ogni giorno per il pontefice venuto “quasi dalla fine del mondo”, mentre, nella domenica delle palme, la tradizionale Domingo de Ramos, tra i cappelli e le gonne colorate delle donne con i colli adorni dalle tradizionali sciarpe d’alpaca, centinaia di persone si sono riversate in strada per le processioni che commemorano l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Canti, incenso, palme benedette e immagini della Madonna dei Dolori, di Gesù, della Vergine dell’Angoscia, del Signore del Santuario di Santa Catalina, del Signore dei terremoti di Cuzco, in quel sincretismo tra il retroterra pagano del popolo quechua e la tradizione cristiana arrivata con i Conquistadores che caratterizza la vitale religiosità peruviana.