AVEZZANO – Sta assumendo i toni grotteschi di una telenovela di bassa lega l’affaire dell’uso dell’Intelligenza Artificiale per scrivere un post su Facebook sulla pagina istituzionale del Comune di Avezzano.

Un mero errore materiale, ove con un maldestro tentativo di pubblicare un emoticon è apparsa la “ignominiosa” scritta ChatGPT e, per proprietà transitiva, si è pensato che tutto il post fosse stato scritto con questa metodica.

Accusa ridicola, perché tutti i componenti dell’Ufficio Comunicazione del Sindaco hanno il tesserino da giornalista, rilasciato dopo regolare esame, ed alcuni hanno esperienze di lungo corso nelle radio, televisioni e nei cartacei.

Ora, coloro che attaccano abitualmente l’Amministrazione comunale, che senza nasconderci dietro un dito possiamo tranquillamente nominare, ovvero la testata Site.it con il suo solerte direttore Angelo Venti e i suoi “giornalisti d’inchiesta” – e che inchiesta! – senza verifica alcuna (d’altronde non ne sono avvezzi e per questo si sono beccati anche una richiesta di risarcimento danni dal Comune di Avezzano per altre questioni), hanno riportato un primo post di Stefano Tamburini, ex direttore del Centro che cura una sorta di rubrica personale, dove scova errori di colleghi giornalisti e li espone al pubblico ludibrio.

A quel punto, a causa degli animi inaspriti dalla recente batosta e forse con qualche ambizione castrata, non è parso vero agli Angelo Venti & Co, trovare un nuovo motivo di attacco contro “il nutritissimo staff del Sindaco” , come vengono definiti da costoro i rei di cotanta incapacità e ieri, in maniera trionfalistica, (c’è chi si accontenta di poco…) ha pubblicato il tutto.

A parte qualche fedelissimo moralista dell’ultim’ora, che però non lesina complimenti quando deve apparire sulle testate giornalistiche che sono a capo di alcuni dei componenti dello staff, la questione era finita lì.

E invece no, perché stamattina, il giornale online Az Informa, la cui direttrice, Fabiana Di Fabio, è la compagna del detronizzato sindaco Gabriele De Angelis ha ripreso la notizia pubblicandola questa volta con tanto di foto, della serie “sbatti il mostro in prima pagina”.

Qualcuno ha anche provato a spiegare, nei commenti, che con l’intelligenza artificiale non si possono produrre comunicati stampa di un certo tenore, ma si sa che “le teste di legno” hanno subito gridato al complotto.

Un particolare però forse sfugge al solerte redattore dell’articolo. Alcuni di quei giornalisti, per la precisione Armando Floris e Pierluigi Palladini, hanno fatto parte dello staff del sindaco, sfiduciato dalla sua stessa maggioranza, durante la campagna elettorale che, ahinoi, l’ha portato all’elezione e verso i quali ha profuso lodi e complimenti al momento della vittoria, tanto da volersi immortalare con loro in una foto ricordo

https://www.facebook.com/100063561311639/posts/314691822319287/?rdid=VKq4LDgneUyeyTsL

Ora c’è da chiedersi: se erano davvero così incapaci, tanto da avere oggi bisogno dell’Intelligenza Artificiale per due righe che potrebbe scrivere anche un bambino di 10 anni, come hanno fatto nel 2017 a portare alla vittoria “Sua Maestà”?

Non sarà che l’animosità sia ancora viva e brucia come sale sulle ferite? Eppure dovrebbe conoscere bene le capacità di chi lo ha affiancato per mesi e ne ha curato, immagine, comunicazione e rapporti.

Ma forse quando si perde lo scettro si perde anche la memoria, chissà…

Tanto poi per tornare a Site, pare sia un loro compito statutario attaccare i sindaci in carica perché, anche se oggi condivide gli articoli del giornale del De Angelis, in una ritrovata “corrispondenza d’amorosi sensi”, non ha gli certo lesinato critiche aspre quando guidava la sua ormai morta e sepolta Amministrazione.

Per concludere, vorremmo anche ricordare a Magda Tirabassi, che in un suo post critica l’operato dello staff, che durante il mandato del suo ex Sindaco sfiduciato, utilizzava la pagina del comune per insultare i cittadini, anche tramite messaggeria privata, il tutto sempre con il profilo del comune. Con questo minestrone c’è da pensare che, forse, la coerenza non abita da quelle parti.