“Cavia” della nuova strategia commerciale americana, il Giappone è il primo Paese a ottenere colloqui diretti con l’amministrazione di Donald Trump dopo l’annuncio di nuovi dazi “reciproci”, sospesi per 90 giorni. Il viaggio del negoziatore Ryosei Akazawa oggi a Washington rappresenta un test per capire se e come gli Stati Uniti siano disposti a trattare con i propri partner, sostiene il Financial Times, sottolineando l’incertezza che continua a circondare gli obiettivi reali del tycoon.
Trump ha annunciato su Truth Social che prenderà parte personalmente all’incontro, affiancato dal segretario al Tesoro Scott Bessent e dal segretario al Commercio Howard Lutnick. “Il Giappone è qui oggi per negoziare sui dazi, costi del supporto militare ed ‘equità commerciale’ – ha scritto Trump – Speriamo si possa trovare un accordo che sia buono (fantastico!) per il Giappone e per gli Usa”.
Il premier giapponese Shigeru Ishiba ha definito la situazione una “crisi nazionale” per il potenziale impatto sull’export. Il Giappone, alleato militare di lungo corso e da cinque anni primo investitore estero negli Stati Uniti, è stato colpito da un dazio del 24%, con la prospettiva di un ulteriore 25% sulle esportazioni automobilistiche e un’imposta base del 10% applicata alla maggior parte dei partner commerciali Usa.
Takeshi Niinami, presidente dell’associazione degli industriali giapponesi, ha osservato che la scelta di Bessent come negoziatore suggerisce un focus americano sullo yen debole e sulla stabilità del mercato dei titoli del Tesoro Usa, di cui Tokyo detiene circa 1,1 miliardi di dollari.
Cosa vuole Trump dal Giappone
Secondo fonti vicine ai negoziati, gli Stati Uniti mirano anche a ottenere un incremento delle importazioni giapponesi di gas naturale liquefatto, maggiore accesso per i prodotti agricoli americani come riso e grano, e una revisione degli standard di sicurezza automobilistici giapponesi, considerati troppo stringenti da Washington. Dal canto suo, Tokyo si è detta disponibile a discutere di nuove commesse militari, investimenti infrastrutturali e cooperazione nella cantieristica navale.
L’obiettivo di Tokyo
Diversi analisti ritengono che il Giappone punterà a congelare i dazi alle auto, ma che sarà una concessione difficile da ottenere. “I dazi sull’auto saranno probabilmente la cosa più difficile su cui far arretrare Trump”, ha dichiarato Matt Goodman del Council on Foreign Relations. Tobias Harris, fondatore della società di analisi Japan Foresight, ha sottolineato la mancanza di chiarezza sugli obiettivi statunitensi: “Non ho l’impressione che a Tokyo ci sia la volontà di firmare un cattivo accordo”, ha detto, aggiungendo che “è una linea sottile quella che deve seguire Ishiba. Se farà ciò che vogliono gli Usa, pagherà un prezzo sul piano interno”.
A complicare il quadro, secondo l’analista Jeffrey Kingston della Temple University di Tokyo, è l’incertezza strategica che circonda l’impegno americano nella regione asiatica. Le ambiguità della Casa Bianca sulla guerra in Ucraina, ha spiegato, alimentano in Giappone il timore che Washington possa essere meno incline a difendere Taiwan in caso di attacco cinese. “I giapponesi devono mostrarsi duri per l’opinione pubblica interna, ma alla fine faranno ciò che serve per tenere Trump dalla loro parte – ha spiegato Kingston – Il problema è che Trump usa l’incertezza come arma negoziale, e il Giappone non può permettersi di giocare d’azzardo”.