Gli attacchi contro gli operatori sanitari e i convogli medici, l’ultimo testimoniato in un video diffuso dalla Mezzaluna Rossa palestinese, ”dimostrano il palese disprezzo dell’azione medico-umanitaria”. Lo ha dichiarato ad Adnkronos Chiara Lodi, coordinatrice medica di Medici Senza Frontiere nella Striscia di Gaza, che afferma di ”condannare con la massima fermezza queste uccisioni”. E ricorda che ”qui a Gaza dall’inizio della guerra gli operatori umanitari e il personale sanitario è stato ripetutamente attaccato”, tanto che ”dall’inizio del conflitto secondo le Nazioni Unite almeno 387 operatori umanitari, per lo più palestinesi, sono stati uccisi a Gaza”.
Arrivata nella Striscia di Gaza a fine febbraio, Lodi ha perso ”pochi giorni fa l’ennesimo collega di Medici senza frontiere, ucciso in un attacco contro la sua casa insieme alla moglie e alla sua famiglia”. Si tratta ”dell’undicesimo dall’inizio del conflitto”, racconta Lodi, che opera nell’ospedale Nasser a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, anche questo bombardato nei giorni scorsi da un drone. Qui si trova costretta a fare i conti con i medicinali che scarseggiano da quando sono state chiuse le frontiere dell’enclave palestinese e si è messo fine all’ingresso di aiuti umanitari, così come all’accordo di cessate il fuoco.
Mentre la disponibilità dei medicinali e del materiale sanitario si fa quindi sempre più critica, i raid aerei continuano rendendo ancora più difficile prestare soccorso. ”Dall’inizio della guerra di Gaza il nostro personale e i nostri pazienti hanno dovuto evacuare venti diverse strutture sanitarie e hanno subito 41 incidenti violenti tra cui attacchi aerei che hanno danneggiato gli ospedali, bombardamenti di carri armati contro rifugi concordati e offensive di terra contro i centri medici e gli attacchi ai convogli”, racconta l’infermiera carpigiana.